Vi ricordate dell’antiquario Piero Rizzo Licori? Ci aveva raccontato le sue avventure tra Brighton e la Turchia (articolo qui) e lo avevamo lasciato sulle rive del Bosforo a Istanbul dove nel frattempo si è sposato con Merve, continua con il suo lavoro di mercante d’arte e di insegnante . L’appassionata descrizione che ci ha inviato accompagnata da uno straordinario reportage fotografico riguarda un itinerario nuovo, quasi “sotto traccia” e lontano dai grandi circuiti turistici: le residenze ottocentesche della città di Istanbul (con qualche dritta finale sulle ultime tendenze del mercato dell’arte). Buona lettura!
In questi ultimi mesi siamo potuti ritornare a viaggiare: il COVID sembra aver perso la sua pericolosità, ci fa tirare un sospiro di sollievo e ci permette di uscire senza mascherina. Purtroppo la guerra in Ucraina ha toccato nel vivo le nostre coscienze e le nostre tasche e ci ha fatto riflettere se sia opportuno o pericoloso viaggiare oggi. NO è la mia risposta: possiamo e dobbiamo tornare a viaggiare avendo l’accortezza di scegliere quelle mete che siano al di fuori delle tempeste diplomatiche innescate dai Giganti della Terra. Ecco dunque che la Turchia si rivela come una meta accogliente e ricca di cultura e di bellezze naturali da scoprire e assaporare al ritmo lento che l’eccezionalità dei luoghi sembra impartirci. Per chi abbia già visitato la capitale Istanbul vorrei consigliare un percorso nuovo, affascinante ed avvincente che permette di scoprire quelle meraviglie che sono fortunatamente trascurate dalle masse dei turisti. Vorrei infatti proporre la scoperta di alcune residenze di alti funzionari dell’Impero Ottomano dell’Ottocento che si sono miracolosamente salvate dalla cementificazione delle metropoli moderne e hanno conservato il loro carattere originale: sono dimore di rango che sono ancora in grado di restituire con incredibile freschezza le atmosfere che un tempo circondavano la vita degli alti funzionari imperiali.
Il primo palazzo che ho avuto modo di visitare si chiama Berlerbeyi. E’ stato costruito tra il 1863-1865 dal Sultano Abdülaziz sulle sponde del Bosforo ed offre un panorama mozzafiato per chi come allora arrivava dal mare e per chi oggi si affaccia stupefatto dal suo piccolo molo.
Questa residenza estiva del Sultano, che riceveva qui anche regnanti di altri paesi, si caratterizza per la mole compatta, riccamente ornata da marmi bianchi, e per lo stile eclettico tipico della seconda metà dell’Ottocento. Sia l’esterno che l’interno sono un omaggio al sincretismo artistico e culturale dell’Impero Ottomano: elementi artistici occidentali sono sapientemente inseriti in un sostrato orientale esprimendo un livello culturale tanto elevato quanto raffinato. Al suo interno il visitatore può scoprire squisite porcellane francesi, luccicanti vetri boemi, eleganti tappeti persiani che hanno saputo attraversare le mode dei tempi e conquistarsi il rango di tesori inamovibili. Tra le stanze che catturano di più la meraviglia del turista vi è l’entrata riccamente decorata da motivi geometrici orientali su legno dorato, la sala con la piscina (figura 2) scandita da imponenti porcellane orientali e la sala del Sultano dalle belle colonne decorate in stucco azzurro.
Non molto distante da Berlebeyi sorge il più modesto palazzo Küçüksu (figura 3) che si affaccia sul Bosforo. Si tratta di una palazzina di caccia, costruita su un preesistente pavillon ligneo, voluta dal Sultano Abdülmecid (1839-1861) e completata nel 1857. Il visitatore rimane sorpreso dall’apprendere che questo edificio era una dimora di campagna, quando invece oggi tutto intorno non vi è più traccia di campi e boschi.
L’esterno del palazzo è ornato da pietre e marmi con motivi orientaleggianti inseriti in una struttura compatta di ispirazione occidentale. Non vi sono mura a difendere la privacy del Sultano e della sua famiglia ma un’alta, possente e profusamente ornata cancellata in ferro, che racchiude e protegge il delicato giardino. Come per il palazzo di Berlebeyi anche qui l’interno mostra una riuscita commistione di motivi occidentali e orientali che sono stati sapientemente armonizzati dall’architetto francese Charles Séchan, celeberrimo scenografo alla Staatsoper di Vienna (figura 4).
Un po’ più modesta e in un’area più centrale di Istanbul si trova un’altra splendida testimonianza del gusto eclettico dei sultani ottomani: Ihlamur Kasri. E’ questa una splendida palazzina di villeggiatura voluta dal Sultano Sultan Abdülmecid I (1839-1860). Nelle forme armoniose questo complesso ricorda il famoso palazzo Dolmabahçe ed è costituito da due edifici: il Merasim Köşkü (figura 5) e il Maiyet Köşkü (figura 6). Il primo edificio si contraddistingue per una splendida scala a spirale che scandisce la facciata riccamente decorata da preziosi marmi.
L’altra costruzione faceva parte della dimora privata del sultano e del suo harem e mantiene un impianto e una struttura molto semplice. È oggi uno splendido caffè dove si può gustare la deliziosa colazione turca in un’atmosfera di estrema raffinatezza ed eleganza.
Meno conosciuta ma per questo non meno interessante è Maslak Kasri. Non vi è una data per la costruzione di questa nobile ed elegante dimora in legno che sorge qualche chilometro distante dal turbinio del centro turistico di Istanbul (figura 7). Fu assegnata nel 1868 al sultano Abdülhamid II, il quale istruì lavori di ampliamento e di ristrutturazione che sembra proseguirono sino quasi alla fine del decennio successivo e che diedero all’edificio il suo carattere distintivo di elegante ed intima dimora di campagna per la famiglia reale. La facciata dell’edificio sobria ed elegante è scandita da due piani sovrapposti interrotti da grandi finestre e da un piccolo porticato che segna l’entrata.
A differenza delle altre dimore costruite come sedi di rappresentanza secondarie, Maslak è sempre stata una casa di campagna dove il sultano si ritirava con la sua famiglia per dedicarsi al riposo e ai propri passatempi. Il sultano pare fosse un abile artigiano del legno e alcuni mobili sono stati creati dal suo atelier. Gli interni non sono opulenti ma elegantemente decorati nel gusto della seconda metà dell’Ottocento: accanto a mobili francesi si possono ammirare tappeti orientali e quadri di diversa provenienza. La tenuta comprende anche una splendida serra tuttora aperta al pubblico, un piccolo chiosco trasformato in ristorante/bar dove si può assaporare il caffè turco e le meravigliose terme (hamam) interamente rivestite in marmi. (figura 8).
L’ultima residenza che consiglio di visitare è una villa-museo: Sakıp Sabancı Museum. Si tratta di una dimora reale costruita in uno dei distretti più antichi di Istanbul, Emirgan, nel 1927 dall’architetto italiano Edoardo De Nari per il principe egiziano Mehmed Ali Hasan. Nel 1950 l’edificio è stato acquistato dal noto e affluente industriale Hacı Ömer Sabancı ed è rimasto nelle mani della famiglia sino al 1998, quando Sakıp Sabancı donò lo stabile e le sue ricche collezioni all’università Sabancı (anch’essa patrocinata dalla famiglia) per divenire un museo permanente.
Aperto nel 2002 al pubblico (figura 9), Sakıp Sabancı Museum offre un’incredibile selezione di dipinti, mobili, porcellane e tessili di manifattura orientale e occidentale collezionati dalla ricca famiglia dalla seconda metà dell’Ottocento sino ai giorni nostri che offrono uno spaccato unico sull’elevato livello culturale e il gusto di una delle famiglie più ricche dell’impero ottomano e poi della Turchia (figura 10).
È interessante notare che in tutte queste residenze sono conservati preziosi dipinti, soprattutto francesi, olandesi e italiani, di artisti dell’Ottocento meno noti ai non addetti ai lavori. Segnalo qui solo un nome: Fausto Zonaro (1854-1929). Celeberrime sono le sue vedute di Istanbul magistralmente equilibrate, ricche di particolari di vita quotidiana, dai colori vivaci (figura 11) così ammirate da garantire all’artista il supporto del Sultano e da farlo diventare l’ultimo pittore ufficiale dell’Impero Ottomano, una carica molto ambita e prestigiosa nell’Europa del tempo.
Alcune sue opere spuntano come funghi nei mercati e nelle piccole case d’asta di Istanbul ma si tratta quasi sempre di umili imitazioni che hanno comunque il merito di ricordarci dell’indiscussa fama del pittore italiano in Turchia. Raccomando di visitare le gallerie e i mercati (bazaar) disseminati soprattutto a Nişantaşı e Eminönü alla ricerca di opere d’arte dell’Ottocento, magari oggi dimenticate e trascurate perché fuori moda, ma che aspettano di essere riscoperte, come dimostra questa splendida tavola di Eduardo Leon Garrido (1856-1949) in figura 12 (collezione privata Istanbul) recentemente ritrovata.
Piero Rizzo Licori per Agenzia viaggi Peterlini.