“LASCI CHE ANDI”: QUANDO L’ITALIANO ALL’ ESTERO E’ UN PROBLEMA.

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Si dice che la lingua italiana per gli stranieri sia tra le più difficili da imparare e da studiare: lo sanno bene i traduttori, gli interpreti al seguito delle missioni diplomatiche, le guide turistiche e gli accompagnatori che si affacciano al di qua delle Alpi a capo di comitive di vacanzieri in visita al Bel Paese.

Quando invece siamo noi italiani ad andare all’estero la buona regola è di avere una infarinatura minima di quell’inglese scolastico che aiuta in tante situazioni e di tenere a portata di mano un piccolo dizionario con le frasi più ricorrenti. Potremmo addentrarci nella vasta letteratura delle avventure di viaggio di chi ha girato mezza Europa senza sapere come si chiede un bicchiere d’acqua oppure di quelli che, con un po’ di dialetto nostrano, si sono arrangiati in Sudamerica a tal punto da vantare ancora oggi amicizie  in Perù come a Caracas.

Oggi vi vogliamo parlare di quello che accade all’estero quando direttori d’albergo e operatori turistici vogliono strafare e, non contenti di riportare in inglese le informazioni sui cartelli stradali o sui volantini pubblicitari, si spingono nel pericoloso mondo dei traduttori online e dei piccoli vocabolari (piccoli di formato e di contenuto): accade così che un cartello all’interno di un grande villaggio turistico nel Mediterraneo riporti l’indicazione per la “Spiagia” e per la “Pissina” mentre “Taverna” è comprensibile in tutte le lingue perché come è noto davanti a una lasagna tutti si mettono d’accordo. Vista però la freccia che rimanda – per il teatro come per le camere – in fondo a destra, il direttore del resort avrebbe potuto risolvere la questione con un generico “Tutte le direzioni” come troviamo nella segnaletica delle grandi città.

Nella foto: indicazioni per non perdersi nei villaggi turistici.

A Santorini invece, frequentatissima località nelle isole delle Cicladi, la salita dal porto al paese di Fira può avvenire  con una piccola cabinovia oppure a piedi percorrendo quasi 600 scalini ma si può scegliere anche la cavalcata a dorso d’asino secondo un’antica usanza greca molto suggestiva che riscuote grande successo tra i turisti. Sarà la cabinovia che richiama le vette alpine, saranno le rocce a picco che evocano scenari da sport invernali ma chi ha scritto il cartello, più che una cavalcata su un mulo forse sognava la discesa libera con gli sci ai piedi su un pendio innevato.

Isola di Santorini: segnaletica nei pressi del porto.

Il nostro intento non è quello di prendere in giro e canzonare la buona volontà di chi lavora con il turismo e di quegli operatori che ce la mettono tutta per far sentire a proprio agio l’ospite e il viaggiatore anche quando è lontano da casa. Anzi, abbiamo scattato le fotografie perché siamo convinti che chi si impegna anche sbagliando alla fine rimedia un sorriso, ottiene il risultato voluto e lascia un ricordo simpatico anche fra i puristi più irriducibili della lingua italiana.

Vi lasciamo con un aneddoto.

Una celebre professoressa di latino per tanti anni in servizio al Liceo cittadino era andata in gita a Praga con una classe e appena arrivati in albergo in alcune stanze l’acqua calda non funzionava e i ragazzi non riuscivano a fare le docce. L’addetto alla reception le rispose così:  “Apra il rubinetto, lasci che andi per bene, poi arriva calda”.   

Leone Lamberti

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